Il PNRR prevede diversi cospicui incentivi per dare concreto impulso al futuro del paese. La parola “Sostenibilità” marca fortemente la natura di questi incentivi.
Il cinquanta per cento dei 190 miliardi in arrivo sono destinati alla trasformazione ecologica, la lotta al cambiamento climatico e lo sviluppo della mobilità sostenibile; poi altri per la salute, il sociale e la ricerca di base/applicata. In pratica il doppio di quanto destinato alla trasformazione digitale.
Oggi la parola Sostenibilità ha un utilizzo che non corrisponde alla realtà; viene sbandierata per immagine con strategie di marketing poco accorte, anche spregiudicate.
Sono ancora poche le Imprese che documentano la loro trasformazione sostenibile con un Bilancio; diversi di questi sono autoreferenziali e senza valutazioni concrete d’impatti, numeri, fatti, risultati.
È più che lecito temere il rischio che gli investimenti in programma strumentalizzino il concetto senza maturare concreti effetti sul territorio, la società, il mercato.
Analisi sulle performance di attività allineate ai criteri ESG (Environment, Social, Governance) e impegnate sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile indicati dall’ONU per il 2030, hanno inequivocabilmente dimostrato che oltre al bene comune avvantaggiano i risultati dell’Impresa (solidità, profitto e crescita) nel medio lungo periodo; molto più di chi lo dice ma non lo fa o la fa di facciata.
L’impegno delle Imprese non basta. Anche i Consumatori devono fare la loro parte con stili di vita più equilibrati e scelte di acquisto più consapevoli sulla reale sostenibilità del prodotto-servizio. Aggiungiamo l’impegno delle Istituzioni per configurare bandi in cui la Sostenibilità sia una base portante, prevedendo anche un serio controllo sulla effettiva implementazione della trasformazione sostenibile, congiunto a quello dei Consumatori.
Solo così potremo seriamente confidare per un futuro sereno per noi e per chi verrà dopo di noi (che poi dovranno pagare i debiti che stiamo contraendo).